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La norma sui professionisti della security UNI 10459

Da pochi giorni stata pubblicata la nuova edizione della Norma UNI 10459:2017 “Attività professionali non regolamentate – Professionista della security – Requisiti di conoscenza, abilità e competenza”.

 

Questa notizia è importante per tutti i soggetti che hanno già superato il percorso di certificazione secondo questa norma e hanno l’obbligo di mantenersi costantemente aggiornati, per mantenere in vigore la certificazione ottenuta.

 

Ricordo ai lettori che oggi la presenza di professionisti della security, dotati di appropriata certificazione, è imposta da specifici decreti ministeriali e raccomandata da comportamenti diligenti, che deve tenere l’alta direzione aziendale. In Italia non siamo ancora arrivati al punto, cui sono giunti altri paesi europei, che hanno reso obbligatoria la presenza di questa figura fra gli apici aziendali, ma le pressioni provenienti dalla pubblica opinione, dagli enti tutori e dalle compagnie di assicurazione fanno sì che questa figura si incontri sempre più spesso negli organigrammi di aziende grandi e medie.

 

Chi scrive ha partecipato alla stesura non solo della prima edizione di questa norma, che ancora non rispettava i canoni europei, chiamati EQF-European qualifycation framework, ma anche alla seconda edizione, che è stata profondamente rivista, proprio per soddisfare alla impostazione che l’Europa ha richiesto, in fase di elaborazione di norme per professioni non regolamentate.

Questa nuova edizione della norma presenta dei miglioramenti, soprattutto di tipo formale, che mirano a rendere la norma sempre più leggibile ed aderente a una realtà in costante evoluzione, come la realtà degli scenari di rischio e delle strategie di attacco e difesa.

 

Ricordo che secondo lo schema EQF i requisiti di conoscenza, abilità e competenza vengono classificati a più livelli, contrassegnati da un numero crescente. Questo è il motivo per cui non basta illustrare, ad esempio, l’elenco delle conoscenze che il professionista della security deve avere, ma occorre anche indicare il grado di profondità di tali conoscenze. Questa è la ragione per la quale la norma prevede tre profili professionali, di caratteristiche progressivamente crescenti, proprio per tracciare un percorso professionale, che parte da un livello di base per giungere ad un livello molto elevato.

Un elemento vincolante, ben messo in evidenza della norma, riguarda l’analisi del percorso professionale già seguito dall’aspirante alla certificazione, che è diversificato in funzione del titolo di studio posseduto e della anzianità di servizio in incarichi afferenti alla security.

È stato anche ampliato l’elenco delle definizioni, proprio per prendere in considerazione i nuovi  aspetti della security, legati appunto all’evoluzione dello scenario criminoso.

 

In chiusura della norma, secondo le indicazioni generali europee, è presente anche una bibliografia, che è stata opportunamente aggiornata.

 

In sintesi, molte delle modifiche apportate sono di tipo formale, ma è indispensabile che ogni professionista della security, certificato o meno, si procuri una copia della nuova norma, per essere certo che la sua attività professionale sia sempre svolta in conformità ai più aggiornati dettati della norma.

 

Ovviamente, questo compito spetta anche agli istituti di certificazione, che ogni anno devono convalidare la certificazione, ottenuta in precedenza, analizzando il percorso di aggiornamento che il soggetto certificato deve documentare. Questo percorso di aggiornamento è articolato in varie modalità, che vanno dalla partecipazione a convegni e congressi, alla scrittura di articoli di approfondimento o divulgativi su temi legati alla security, e ad altre attività, in grado di comprovare che il livello di conoscenze, abilità e competenza del professionista sia sempre all’altezza delle crescenti sfide della criminalità.

 

Adalberto Biasiotti

 

 

 

 

Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

 

 

Fonte: puntosicuro.it