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Come gestire nelle aziende l’invecchiamento del lavoratore

Un intervento si sofferma sull’ergonomia nell’approccio multiplo alla gestione dell’invecchiamento nel lavoro. La sfida dell’invecchiamento lavorativo e le modifiche funzionali nei lavoratori. Focus su funzioni cognitive e stress lavoro correlato.
 

Bologna, 15 Nov – Nel nostro Paese assistiamo all’acuirsi di alcuni fenomeni correlati al tema dell’invecchiamento: la popolazione invecchia sempre di più, con una compensazione solo parziale data dall’immigrazione, si incrementa l’età di pensionamento e la conseguente anzianità lavorativa, con esposizione a rischi lavorativi più prolungata. E bisogna tener conto dei fattori economici (riduzione ed erosione della pensione; costo vita; disoccupazione coniuge o progenie, produttività e costo del lavoratore anziano) e della scarsità di posti di lavoro in generale e in particolare adatti a lavoratori anziani.

 

 

A descrivere in questo modo il tema dell’invecchiamento della forza lavoro in Italia è un intervento al convegno, organizzato da CIIP e SIE, dal titolo “Invecchiamento e lavoro”. Convegno che si è tenuto a Bologna il 20 ottobre 2016 durante la manifestazione Ambiente Lavoro e che ha fornito al nostro giornale lo spunto anche per una lunga intervista a più relatori del convegno che pubblicheremo nelle prossime settimane.

 

Ci soffermiamo in particolare oggi sull’intervento “L’ergonomia nell’approccio multiplo alla gestione dell’invecchiamento nel lavoro”, a cura di Rinaldo Ghersi (SIE, Coordinatore gruppo di lavoro invecchiamento CIIP).

 

Nell’intervento, che presenta molti aspetti delle attività del gruppo di lavoro invecchiamento CIIP (ad esempio è in fase di elaborazione un e-book), vengono riportati vari esempi di un approccio multiplo al tema dell’invecchiamento (ergonomia, sorveglianza sanitaria, normativo, gestione aziendale, …).

In particolare il gruppo di lavoro Ciip riconosce la necessità, “qualora si intenda affrontare la problematica, dell’approccio multiplo, ove ciascun soggetto agisca in modo adeguato secondo le proprie competenze. In diversi casi la proposta ed attuazione di soluzioni migliorative delle condizioni di lavoro, pur necessarie e d’obbligo, potranno infatti non essere sufficienti”.

 

E la sfida relativa a questi temi, anche con riferimento alla campagna europea 2016-2017 “ Ambienti di lavoro sani e sicuri ad ogni età”, di cui PuntoSicuro è media partner, riguarda diversi aspetti:

– “cambiare l’atteggiamento verso l’invecchiamento;

– introdurre l’aggiornamento permanente;

– formare i dirigenti sulle problematiche dell’invecchiamento;

– adattare il lavoro all’età e renderlo più flessibile;

– adattare i servizi sanitari alle esigenze di una popolazione che invecchia”.

Il tutto su “uno sfondo di leggi contro la discriminazione dell’anziano (ndr: assunzioni, licenziamenti…) e di una cultura diffusa ai vari interlocutori”.

 

Insomma la nuova sfida è “adattare il lavoro di fronte al deterioramento dello stato di salute: chi ha bisogno di cure è il lavoro più che il lavoratore” e “occorre una gestione del fattore invecchiamento nei posti di lavoro come compito della gestione del personale, dei dirigenti e supervisori”.

 

Successivamente la relazione si sofferma sull’ergonomia nell’approccio multiplo e sottolinea che se “in un ambiente ed in una organizzazione del lavoro non si tiene conto delle esigenze dell’organismo umano, aumenteranno nel tempo:

– il numero di persone con disturbi, impedimenti o malattie lavoro correlabili;

– i problemi per chi ha impedimenti o disturbi dovuti ad altre cause o all’età con possibili ripercussioni su collocabilità, produttività, reddito, costi aziendali e sociali”.

Se l’approccio ergonomico “tende a progettare o a riprogettare ambienti, attrezzature, metodi ed organizzazioni del lavoro adatte a tutti i lavoratori indipendentemente dall’età”, “non sempre e non dovunque ciò è fattibile o sufficiente. Per questo in diversi Paesi esistono norme o prassi per individuare mansioni adatte al ricollocamento dei lavoratori anziani (ad esempio, ultra45 o ultra55enni)”, per “addestrare il lavoratore anziano oppure per utilizzarlo come formatore di giovani”.

 

Viene presentato un esempio francese e riportate alcune indicazioni tratte da una griglia INSR per “l’identificazione di rischi in una mansione o posto di lavoro che potrebbero dare problemi ai lavoratori anziani o comunque influire sul normale invecchiamento dei giovani” e tratte dalla “Tabella orientativa sulle principali modifiche funzionali nell’invecchiamento fisiologico in età lavorativa” curata dal gruppo di lavoro CIIP sulla scorta di vari materiali.

 

Le indicazioni si soffermano in particolare su capacità visiva, funzione uditiva, apparato locomotore muscolatura, strutture muscolo-tendinee, articolazioni, apparato cardiovascolare, apparato respiratorio, sistema nervoso, disturbi del sonno, termoregolazione, funzioni cognitive, resistenza allo stress, …

 

Ad esempio si indica che le funzioni cognitive “si riducono con l’età soprattutto oltre i 65 ma possono essere compensate da memoria a lungo termine, conoscenze acquisite ed esperienza senza riduzione di prestazione lavorativa”. Si ha poi un “aumento di tempi di reazione”, una riduzione della memoria di lavoro e a breve termine e dell’attenzione solo in attività difficili soprattutto se nuove e alla sera”. Ed è “più facile dimenticare impegni a breve”.

Alcuni orientamenti preventivi o migliorativi sul lavoro:

– “curare i tempi per pensare a compiti complessi e per imparare compiti nuovi come l’informatica”;

– valorizzare le conoscenze acquisite;

– evitare gli open space;

– ridurre multitasking, semplificare;

– curare l’informazione mirata per professionalità evitando inutili sovraccarichi informativi”.

 

Riguardo allo stress e all’impatto dei fattori psicosociali si indica, invece, che la “percezione di stress lavoro correlato cresce fino a 50-55 anni e poi decrescerebbe” (“ma non sempre”).

I lavoratori anziani hanno “maggiori difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti” e sono “più preoccupati da rapporti precari”. Inoltre gli impegni familiari con minori o con anziani avanzati o malati hanno maggior impatto sullo stress percepito”.

 

Questi alcuni orientamenti preventivi o migliorativi tratti dalle slide dell’intervento:

– “misure generali di riduzione dello stress lavoro correlato per tutte le età senza stigmatizzare gli anziani;

– curare flessibilità, maggior autogestione di ritmi e pause, consenso al part time, allontanamento su richiesta dai turni notturni;

– valorizzazione dell’esperienza;

– formazione del lavoratore anziano adeguata all’adulto, in gruppo e in piccole tappe”;

– “curare il clima intergenerazionale”.

 

Rimandando alla lettura integrale delle slide relative all’intervento, che si soffermano anche su altri aspetti, riportiamo alcune conclusioni dell’autore.

 

Si indica che la gestione dell’invecchiamento sul lavoro “è complessa, richiede tempo, si può affrontare con la prevenzione primaria e secondaria ma ciò non è sempre sufficiente: dovremmo farlo sempre presente con i nostri interlocutori pur non abdicando dai nostri ruoli”. E purtroppo nei luoghi di lavoro il problema “è spesso ignorato, ritenuto irrisolvibile, affrontato a volte con appalti, contratti a termine o licenziamenti per vari motivi”.

E occorre, in definitiva, un impegno per affrontare questo tema “proponendo ed attuando miglioramenti di condizioni di lavoro, in generale ed in modo mirato, ove necessari, anche e forse soprattutto in tempi di recessione”.

 

 

“ L’ergonomia nell’approccio multiplo alla gestione dell’invecchiamento nel lavoro”, a cura di Rinaldo Ghersi (md phd eur.erg, SIE, Coordinatore gruppo di lavoro invecchiamento CIIP), intervento al convegno “Invecchiamento e lavoro” (formato PDF, 5.9 MB).

 

 

Tiziano Menduto

 

Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

 

Fonte: puntosicuro.it

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